Ruolo di regioni motorie nelle psicosi e nel rallentamento

 

 

GIOVANNA REZZONI

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XXII – 18 ottobre 2025.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE]

 

Negli anni recenti abbiamo presentato studi i cui interessanti risultati impongono una revisione dell’omuncolo motorio umano, definito come rappresentazione somatotopica dell’intero corpo nella prima circonvoluzione prefrontale o giro M1 (corteccia motoria primaria) per la prima volta dal neurofisiologo e neurochirurgo canadese Wilder Penfield che, prevalentemente in collaborazione con Rasmussen, tracciò limiti e profili delle aree corticali corrispondenti ai segmenti del nostro corpo, rappresentando nelle proporzioni grafiche delle singole parti dell’omuncolo l’entità dell’innervazione[1]. Dagli anni Cinquanta agli anni Settanta questa mappatura fece registrare dei progressi, ma da quell’epoca gli “omuncoli” motorio e sensitivo sono rimasti pressoché invariati. Negli anni recenti noi abbiamo presentato e discusso i risultati di interessanti lavori che, non solo hanno integrato le mappe corticali motorie, modificando la rappresentazione 3D dell’omuncolo del terzio millennio, ma hanno gettato luce su aspetti ancora ignoti della neurofisiologia corticale e, in particolare, dell’organizzazione funzionale del movimento.

L’aggiornamento include, accanto alla corteccia motoria primaria, regioni attive durante l’esecuzione del movimento, ossia regioni inter-effettrici orchestranti i pattern di movimenti complessi. Numerosi gruppi di ricerca hanno indagato l’esistenza delle regioni inter-effettrici e poi le hanno analizzate per verificare se abbiano, come è ragionevole supporre, un ruolo chiave nel modellare i nostri movimenti. Alcuni ricercatori si sono chiesti se i sintomi psicomotori presenti nei gravi disturbi mentali, come le stereotipie di moto della schizofrenia, e la forma alterata del comportamento motorio associata alla patologia psichiatrica più in generale, potesse trovare risposta nella conoscenza analitica della fisiologia delle regioni inter-effettrici.

Sebastian Walther e colleghi, al fine di dare risposta a questo interrogativo, hanno verificato in un dataset fMRI in stato di riposo la conferma dell’organizzazione aggiornata dell’omuncolo motorio. I dati raccolti suggeriscono che le regioni inter-effettrici abbiano peculiari pattern di connettività funzionale nei pazienti psichiatrici con rilevanti problemi psicomotori; tali regioni inter-effettrici sembrano essere costituenti chiave del circuito di neuroni responsabile delle anomalie psicomotorie dei pazienti[2].

(Walther S. et al., Functional organization of the primary motor cortex in psychosis and the potential role of intereffector regions in psychomotor slowing. Proceedings of the National Academy of Sciences USA– Epub ahead of print doi: 10.1073/pnas.2425388122, 2025).

La provenienza degli autori è la seguente: University Hospital of Psychiatry and Psychotherapy Bern, Translational Research Center, University of Bern, Bern (Svizzera); Translational Imaging Center, Swiss Institute for Translational and Entrepreneurial Medicine, Bern (Svizzera); Graduate School for Health Sciences, University of Bern, Bern (Svizzera); Department of Psychiatry, Psychosomatics, and Psychotherapy, Center of Mental Health, University Hospital of Würzburg, Würzburg (Germania); Department of Psychiatry and Behavioral Science, Vanderbilt University, Nashville, TN (USA); University Hospital Inselspital Bern, Department for Neurology, Psychosomatic Medicine, Bern (Svizzera); Department of Consultation-Liaison Psychiatry and Psychosomatic Medicine, University Hospital Zurich, University of Zurich, Zurich (Svizzera).

Dunque, i sintomi psicomotori delle psicosi schizofreniche e di altri disturbi psichiatrici caratterizzati da alterazioni strutturali e funzionali note del cervello, possono trovare spiegazione nei pattern “peculiari” o alterati delle regioni inter-effettrici della corteccia cerebrale; ma, da quanto emerso dallo studio di Sebastian Walther e colleghi, anche il rallentamento psicomotorio, più in generale, può avere origine da queste regioni inter-effettrici.

Ma, procediamo con ordine. Da psichiatra, dico che l’alterazione del comportamento psicomotorio nelle psicosi ha una base fisiopatologica quasi del tutto ignota, e personalmente non ho mai dato credito alle vecchie interpretazioni simboliche di stampo psicoanalitico; pertanto, sono fra coloro che hanno ipotizzato un ruolo svolto da elementi dell’endofenotipo cerebrale nel causare movimenti apparentemente affettati, manierati, artificiosi, tanto stereotipati quanto inappropriati alla circostanza. Ora, l’aggiornamento delle conoscenze nel campo della neurofisiologia della corteccia cerebrale umana e, in particolare, della corteccia motoria primaria (M1), che ha portato alla revisione della vecchia concezione bidimensionale dell’omuncolo di Penfield, proponendo la presenza di organizzatori dinamici tridimensionali all’interno delle aree potenzialmente plastiche del neopallio, ha indicato dove e cosa indagare per cercare di comprendere le basi cerebrali delle manifestazioni cliniche psicomotorie delle psicosi.

Accanto alle aree motorie effettrici della M1 sono presenti regioni interposte, che presentano più pattern di connettività integrativa e sono dette regioni inter-effettrici; tali aggregati neuronici altamente organizzati sembrano essere alla base del “modellamento” degli atti motori comportamentali i cui caratteri di base sono definiti in altre sedi del sistema motorio, secondo nozioni neurofisiologiche ormai classiche.

Sebastian Walther e colleghi hanno verificato se i pattern di connettività differiscono tra pazienti affetti e pazienti non affetti da rallentamento psicomotorio e quali aree corticali sono associate con le forme esplicitamente aberranti dell’espressione gestuale e comportamentale nelle psicosi.

Lo studio del cervello mediante risonanza magnetica funzionale (fMRI) includeva 83 pazienti diagnosticati di psicosi e affetti da rallentamento psicomotorio, 43 pazienti senza rallentamento psicomotorio e 63 soggetti corrispondenti per età e sesso, del tutto privi di patologie psichiatriche o neurologiche, e fungenti da gruppo di controllo. Gli autori dello studio hanno verificato le differenze di gruppo nella connettività funzionale e hanno comparato le misure di comportamento motorio con la connettività nei pazienti con rallentamento psicomotorio.

Tra i soggetti, i ricercatori hanno trovato distinti profili di connettività rs-fMRI delle aree inter-effettrici in M1, estesi alle cortecce premotorie e al cervelletto. I pazienti con rallentamento psicomotorio, rispetto ai controlli sani e ai pazienti senza rallentamento, presentavano una connettività più forte proveniente dalle aree inter-effettrici.

È emersa una correlazione tra comportamento motorio e connettività delle regioni inter-effettrici di M1 solo nei pazienti. I profili di connettività delle aree inter-effettrici suggeriscono un ruolo nella pianificazione e nel controllo dei repertori di comportamento complesso.

Nell’insieme, tutti i dati emersi dallo studio evidenziano l’importanza delle regioni inter-effettrici nel dare forma a comportamenti psicomotori nei disturbi mentali.

 

L’autrice della nota ringrazia la dottoressa Isabella Floriani per la correzione della bozza e invita alla lettura delle recensioni di argomento connesso che appaiono nella sezione “NOTE E NOTIZIE” del sito (utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA”).

 

Giovanna Rezzoni

BM&L-18 ottobre 2025

www.brainmindlife.org

 

 

 

 

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[1] Per inciso si ricorda che anche la corteccia somatosensoriale del giro post-centrale fu mappata e rappresentata come “omuncolo sensitivo”. Allo stesso modo, furono mappate da Penfield e colleghi altre aree in base alle risposte evocate alla stimolazione della superficie corticale con elettrodi. Le mappe furono ottenute mediante ricognizione stimolo/risposta della superficie del cervello in pazienti svegli, scalottati, in anestesia locale, offertisi come volontari nel corso di interventi per il trattamento neurochirurgico di forme di epilessia gravi e resistenti ai farmaci.

[2] Si intende tutto l’insieme integrato e coordinato di neuroni attivi che invia il flusso di informazioni alla via finale comune neuromotoria, determinando lo spostamento dei segmenti corporei mediante l’azione dei muscoli.